CronacaParrucchieri chiusi nella fase due, la delusione di chi era pronto a ripartire in sicurezza

Parrucchieri, chiusura, rabbia

Parrucchieri chiusi nella fase due, la delusione di chi era pronto a ripartire in sicurezza

«La richiesta da parte dei clienti è altissima e aumenta il lavoro abusivo. Noi eravamo pronti a ripartire per il 4 maggio»

Inserito da (Maria Abate), martedì 28 aprile 2020 17:58:03

Dopo le nuove disposizioni sulla fase 2 per l'emergenza coronavirus, sale la rabbia dei parrucchieri che vedono slittare l'apertura dei loro saloni al 1° giugno. Su 105mila imprese, almeno il 15% non riuscirà ad aprire più i battenti, dichiarano all'ANSA.

Gli acconciatori sono furiosi: erano pronti a ripartire con le attività già il 4 maggio seguendo le norme e i protocolli di sicurezza. Ma con i negozi chiusi, c'è un incremento sensibile del lavoro in nero.


«Il governo dimostra di non conoscere la categoria.
Siamo attrezzati da almeno 20 anni per garantire l'igiene dei nostri saloni alle clienti e al personale perché maneggiamo sostanze chimiche e forbici, pettini e spazzole, tutto è rigorosamente disinfettato e protetto, - spiega amareggiato Elia Piatto, titolare di un salone al centro di Torino. - Abbiamo atteso senza perdere l'entusiasmo. Abbiamo acquistato mascherine chirurgiche per il personale e le clienti, occhiali protettivi, guanti per tutti, camici usa e getta e perfino tutte lavabili ermetiche per i collaboratori affinché la loro protezione fosse totale. Abbiamo distanziato postazioni e lavaggi e riorganizzato turni e appuntamenti, ora lo slittamento è per noi una brutta sorpresa. Prima abbiamo esaurito le ferie per non intaccare lo stipendio dei nostri dipendenti che ora hanno iniziato la cassa integrazione. Questa è una vera doccia fredda, non ce lo aspettavamo. Io devo riaprire. I miei dipendenti amano il loro lavoro e hanno anche mutui da pagare, io mi sento responsabile per loro».

«La categoria potrebbe ripartire già dal 4 maggio, in modo scaglionato nella penisola in base alla diversa diffusione del Covid - sottolinea Lino Fabbian, da Padova. - I negozi sono già stati aperti nel nord Europa, come in Svizzera ed in Germania. In molti mi dicono di voler manifestare in piazza ma in questo periodo non è possibile farlo».

«La richiesta da parte dei clienti è altissima e aumenta il lavoro abusivo». Fa notare Francesco Cirignotta, proprietario di un salone/boutique barberia da uomo al centro di Milano, dove lavora da solo: «Il 95% del settore è già nelle condizioni di operare bene, secondo le nuove norme di sicurezza anti-contagio. Personalmente ero già pronto lavorando solo su appuntamento. Avevo aggiunto mascherine, igienizzanti, copri scarpe, scanner per la temperatura, sanificatori per l'aria. L'ultimo annuncio di Conte ci ha spiazzati, avrebbe potuto avvisarci prima. Io ora so di poter fare, non so più quando lo potrò fare».

(FONTE: ANSA)

Galleria Fotografica