PoliticaReferendum costituzionale del 2020 sul taglio dei parlamentari: come funziona

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Referendum costituzionale del 2020 sul taglio dei parlamentari: come funziona

Quello proposto a settembre è un taglio lineare, che non tocca le funzioni di Camera e Senato (il bicameralismo paritario), come invece accadeva per la proposta di riforma costituzionale Renzi-Boschi del 2016, che riduceva i senatori e non toccava i deputati. Una proposta che trovò il voto contrario del 59,12% degli elettori che si espressero nel referendum costituzionale

Inserito da (Admin), lunedì 7 settembre 2020 15:12:27

Quello del 20 e 21 settembre sarà un appuntamento elettorale impegnativo per gli italiani. Oltre a votare, in alcuni comuni, per le Amministrative e per le Regionali, i cittadini sono chiamati ad esprimersi su un referendum costituzionale confermativo.

Ed, in particolare, sulla modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, esprimendosi a favore o contro il taglio dei parlamentari. Approvato in via definitiva dalla Camera l'8 ottobre 2019, il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Questo il testo del quesito stampato sulla scheda: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?"

I cittadini con diritto di voto possono esprimersi barrando la casella del sì o del no.

Per il referendum costituzionale confermativo, a differenza del referendum abrogativo, non è previsto il raggiungimento di un quorum di validità: l'esito referendario è comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori.

Hanno diritto al voto 51.559.898 cittadini, di cui 4.616.344 all'estero. I maschi sono 25.021.636, le femmine 26.538.262.

Un po' di storia

All'entrata in vigore della Costituzione italiana, nel 1948, gli articoli 56 e 57 non individuavano un numero precostituito di parlamentari da eleggere. Infatti, era prevista l'elezione di un deputato ogni 80 000 abitanti o per frazione superiore a 40 000, mentre per ciascuna regione era assegnato un senatore ogni 200 000 abitanti o per frazione superiore a 100 000. Nel 1963, durante il Governo Fanfani IV, una legge costituzionale, allo scopo di garantire un miglior equilibrio funzionale del sistema bicamerale, fissò a 630 il numero dei deputati e a 315 il numero dei senatori, equiparando inoltre la durata di entrambe le Camere a 5 anni (originariamente il Senato durava 6 anni).

Quello proposto a settembre è un taglio lineare, che non tocca le funzioni di Camera e Senato (il bicameralismo paritario), come invece accadeva per la proposta di riforma costituzionale Renzi-Boschi del 2016, che riduceva i senatori e non toccava i deputati. Una proposta che trovò il voto contrario del 59,12% degli elettori che si espressero nel referendum costituzionale, quello che "decretò" le dimissioni di Renzi.

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