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Politica

Giuseppe Conte, Matteo Renzi, crisi di governo, maggioranza, fiducia

Con 156 "sì" Conte non ottiene fiducia assoluta in Senato. Renzi: «Non va da nessuna parte. Io sono l’ago della bilancia»

Conte ha rimarcato la mancanza di reale collaborazione di Italia Viva: «Il confronto collegiale lo si può fare anche con toni tranquilli, sereni, con leale collaborazione. L'effetto finale di quella vostra iniziativa è stato di bloccare per 40 giorni il Recovery Plan. Avremmo potuto ritrovarci attorno un tavolo, la disponibilità c’è stata subito»

Inserito da (Maria Abate), mercoledì 20 gennaio 2021 12:20:01

«Il Governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l'obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L'Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l'emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl Ristori».

È così che nella tarda serata di ieri, alla comunicazione degli esiti della votazione, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha commentato la fiducia ottenuta.

Il premier, infatti, non ha ottenuto la maggioranza assoluta in Senato, ma 156 voti necessari ad andare avanti, per il momento. I no sono 140, 16 gli astenuti. Italia Viva conferma l'astensione, in segno di "disponibilità" a discutere ancora con la maggioranza.

Ma è chiaro che i senatori guidati da Matteo Renzi, al momento, tengono in mano le sorti dell'esecutivo: se si sommassero alle opposizioni, a Palazzo Madama i rapporti di forza cambierebbero, col rischio che possa essere difficile se non impossibile governare.

«Con questi voti non vanno da nessuna parte. Quello Conte è un governo a termine e io divento l'ago della bilancia», ha detto Renzi a Porta a Porta, ieri sera.

Al termine del dibattito, il premier Conte ha replicato alle osservazioni sul calo del Pil, sui dati macroeconomici e sulla consistenza delle misure di ristoro, confutando tutte le affermazioni fatte da chi si è detto deluso dal suo operato, i renziani e le opposizioni.

«Guardate che non corrisponde affatto al vero - ha dichiarato - che l'Italia sia il Paese con la caduta più forte del Pil. I dati parlano chiaro, sono dati. Peraltro, quando li esaminiamo, dobbiamo sempre tener conto che l'Italia purtroppo è stata particolarmente svantaggiata rispetto ad altri Paesi, sia europei che nel mondo occidentale, perché abbiamo avuto l'esplosione della pandemia, la prima ondata, mentre altri Paesi hanno subito questa esplosione più in ritardo. Nonostante l'Italia sia stata colpita per prima, in modo particolarmente violento e improvviso dalla pandemia, nei primi tre trimestri del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia (-9,5%), inferiore a quello registrato in Spagna (-11,5%) e nel Regno unito (11.1%). Il rimbalzo che abbiamo registrato nel terzo trimestre, grazie anche alle misure di sostegno all'economia, è stato tra i più alti d'Europa, pari al 15,9%. Nonostante l'impatto della seconda ondata, gli ultimi dati ci spingono a confermare la previsione per il 2020, di un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto nel corso dell'estate dai principali istituti internazionali, ancora una volta minore di quello atteso per gli altri Paesi europei».

Già da oggi in Parlamento si parlerà del Decreto Ristori e ci sarà la possibilità di esprimersi sulla nuova corposa richiesta di scostamento e sulla «necessità di un intervento perequativo per coloro i quali sono stati sacrificati dai criteri che hanno consentito la rapida erogazione dei ristori».

«Ancora più destituita di fondamento - ha detto in merito ai fondi già erogati - appare l'affermazione secondo cui l'Italia avrebbe erogato meno ristori rispetto agli altri Paesi. Nel corso del 2020 abbiamo attuato misure a sostegno di famiglie, imprese, lavoratori. Non sto dicendo che siano state sufficienti, perché siamo consapevoli della sofferenza di tantissime famiglie, di tanti cittadini che ci guardano; ma sto semplicemente dicendo che nel 2020 abbiamo attuato misure a sostegno di famiglie, imprese, lavoratori, che valgono circa il 6,6% del Pil a cui aggiungere 300 miliardi in credito oggetto di moratoria, 150 miliardi in prestiti garantiti. Sono dati freddi, che non risolvono la sofferenza di chi in questo momento ci sta guardando, ma si tratta complessivamente di uno degli interventi più massicci realizzati in Europa, pari solo a quello messo in campo dalla Germania. Ed è grazie a questa rete di protezione che il Pil è calato meno del previsto e ciò in parte ha compensato l'aumento del deficit che sarà di circa 2,5 punti percentuali di Pil inferiori alla somma del deficit ciclico degli interventi effettuati».

E poi ha criticato apertamente la "mossa" di Italia Viva, rispondendo alle motivazioni sull'aver innescato una crisi di governo date poco prima dal leader Matteo Renzi.

«Il Senatore Renzi, in particolare, ha fatto un intervento in cui ha ricostruito dal suo punto di vista le ragioni di questo nostro oggi - direi - stare insieme, di essere qui a discutere sulla fiducia al Governo. Ma io voglio dire una cosa, a me non sembra - ha detto Conte - che quando noi abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Innanzitutto se parliamo del Recovery Plan, che, lo ricordiamo, non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi. Questo Recovery Plan è stato elaborato in incontri bilaterali con tutti i Ministri, anche le Ministre di Italia Viva. E alla fine questa bozza, che voi avete voluto distruggere anche mediaticamente, era un frutto di un primo confronto e acquisizioni a livello bilaterale con tutti i Ministri. Quando è iniziato il 7 dicembre il Consiglio dei Ministri, il sottoscritto, ma nell'accordo con tutti i Ministri, ha presentato questa bozza e ha detto "la discuteremo per tutto il tempo necessario, con tutte le modalità che vogliamo, confrontiamoci"».

E ha rimarcato la mancanza di reale collaborazione di Italia Viva, che - ha spiegato Conte - metteva ostacoli senza trovare punti di confronto. «Il confronto collegiale - ha dichiarato - lo si può fare anche con toni tranquilli, sereni, con leale collaborazione. L'effetto finale di quella vostra iniziativa è stato di bloccare per 40 giorni il Recovery Plan. Avremmo potuto ritrovarci attorno un tavolo, la disponibilità c'è stata subito. Avremmo potuto ritrovarci e, nel giro di 20 giorni, forse anche 10 - forse 10 esagero, per carità -, dare al Paese e dare al Parlamento molto prima la versione aggiornata. Una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo. Ma anche, se mi permettete, anche grazie al contributo delle altre tre forze di maggioranza. Perché, in maggioranza, si discute tutti insieme e nessuno può avere la pretesa della verità, delle soluzioni migliori o delle soluzioni più proficue nell'interesse del Paese. [...] Ma quando mai non si è discusso? Ditemi una volta in cui è stato imposto qualcosa a voi o ad altre forze di maggioranza».

Ancora, sul Mes. «È chiaro che la questione sul Mes, lo sapete bene, è divisiva. Il Mes può essere approvato in Parlamento e le forze di maggioranza su questo non sono d'accordo. Però aggiungiamo pure che per stanziare risorse aggiuntive per la Sanità - e ne abbiamo stanziate tantissime nel Recovery Plan, risorse aggiuntive rispetto a quelle già cospicue stanziate nei decreti-legge del 2020 e nella Legge di bilancio del 2021 - dovremmo aumentare il deficit e quindi il debito pubblico. Questo prescinde quindi dalla possibilità di utilizzare Mes o no. E in ogni caso - se mi permettete - è davvero contradditorio, una volta aver contribuito al miglioramento del Recovery Fund, decidere di non accettarlo perché non c'era il Mes».

A Renzi ha fatto male l'addio di Riccardo Nencini, che ha votato la fiducia in zona Cesarini e che il leader di Iv aveva definito un "fratello".

«Quando facciamo queste valutazioni consideriamo anche che non ci sono termini di paragone», aveva detto ieri Nencini, al quale pare Conte abbia offerto il ruolo di ministro all'Agricoltura.

«Termini di comparazione. Nessun altro ministro ha attraversato una fase così grave, recessiva, un'emergenza così coinvolgente nella storia repubblicana. Poi le opinioni sulle valutazioni del singolo, dei ministri qui presenti, sono aperte. Tenete conto che l'impegno è stato notevole. Non c'è stato qui da parte di nessuno il risparmio di un briciolo di energie fisiche e intellettive», ha replicato Conte, nel ripetere l'osservazione del Senatore.

E ha concluso: «Voi parlate sempre di poltrone. Quando sento questa parola penso, lo dico anche ai cittadini che ci ascoltano, non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Secondo me non è importante dire "non sono interessato alla poltrona" ma dire di essere interessati a star seduti con disciplina e onore».

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