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Tu sei qui: PoliticaDraghi illustra le priorità per ripartire: una massiva campagna di vaccinazione, il rientro in classe e il lavoro
Scritto da (Maria Abate), giovedì 18 febbraio 2021 10:37:48
Ultimo aggiornamento giovedì 18 febbraio 2021 10:37:48
«Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come Presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c'è più che cresce il nostro impegno».
Così ha esordito il premier Mario Draghi, ieri, nell'accingersi a illustrare le dichiarazioni programmatiche del Governo al Senato della Repubblica.
E ha continuato: «Si è discusso molto sulla natura di questo governo. [...] Un esecutivo come quello che ho l'onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l'alta indicazione del capo dello Stato».
Per Draghi le priorità per ripartire sono, in primis, una massiccia campagna di vaccinazione, insieme a una riforma della sanità, rafforzando la sanità territoriale con la messa a punto di una forte rete di servizi di base. Poi, la scuola: «Non solo - ha spiegato Draghi - dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà». E, ancora, il lavoro, con il miglioramento degli «strumenti esistenti, come l'assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati». Ma soprattutto con il «coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi».
Quindi, il potenziamento delle infrastrutture: «Occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza».
Quanto al PNRR approntato dal governo Conte, Draghi afferma: «Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l'innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l'equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva».
Mentre, per quanto riguarda il tema delle riforme, per Draghi è necessaria una riforma del Fisco a tutto campo: «Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all'altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli».
«L'altra riforma che non si può procrastinare è quella della pubblica amministrazione», aggiunge Draghi, che poi introduce la terza grande riforma, quella della giustizia, da percorrere aumentando «l'efficienza del sistema giudiziario civile [...], garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali [...], riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione».
«Oggi, l'unità non è un'opzione, l'unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l'amore per l'Italia», ha chiosato il premier.
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