Tu sei qui: Storia e StorieViolenza domestica in aumento durante il lockdown: "SignalForHelp" è il gesto che può salvare una vita
Inserito da (Admin), martedì 16 marzo 2021 16:59:17
Il lockdown prima e le restrizioni poi hanno costretto gli italiani e i cittadini di tutto il mondo a restare molto più tempo a casa. E se in alcuni casi quest'obbligo è vissuto in modo sano, per godere di più dei momenti in famiglia, in molti altri casi ha determinato l'aumento della violenza di genere.
In particolare, molte donne che già erano vittime di violenza domestica sono risultate maggiormente esposte, essendo costrette a lunghe permanenze in casa.
Creato per la prima volta da ‘Women's Funding Network' (WFN), in connessione con la ‘Canadian Women's Foundation', il SignalForHelp si sta diffondendo capillarmente sul web affinché possa divenire uno strumento per far capire in maniera universale il fatto di essere in pericolo o di aver bisogno di aiuto. Un modo semplice ed efficace per le vittime di abusi domestici di indicare visivamente e senza doverlo dire.
Il segnale, che si effettua con una mano, consiste nel rivolgere il palmo verso una persona in collegamento visivo, per esempio in video chiamata o fuori dalla finestra, per poi piegare il pollice verso l'interno ed infine chiudere le dita rimanenti per fare il pugno.
In Italia è stata Giuditta Pasotto, attivista e progettista sociale, a farsi portavoce dell'iniziativa che arriva dal Canada, un "gesto silenzioso" che può salvare una vita. Impararlo significa non solo saperlo usare, ma anche saperlo riconoscere per potersi rendere utili. Spesso, infatti, con il partner violento sempre in casa, non si è in grado di chiedere aiuto.
«La combinazione di un maggiore isolamento in quarantena e un aumento dell'uso della comunicazione video, - si legge sul sito dei ‘Women's Funding Network' - ha creato il bisogno di un modo ampiamente riconosciuto e discreto con cui una persona in pericolo possa chiedere aiuto. La campagna SignalForHelp si propone di offrire un nuovo strumento per i chi è in pericolo, ma anche di insegnare alle persone che vogliono aiutare, come farlo in modo da non mettere a rischio la sicurezza di chi ha bisogno di aiuto».
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