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Tu sei qui: PoliticaDopo l’apertura del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia cresce il fronte del sì per Mario Draghi
Scritto da (Maria Abate), venerdì 5 febbraio 2021 10:07:32
Ultimo aggiornamento venerdì 5 febbraio 2021 10:17:38
Cresce il fronte del sì per Mario Draghi, che nei colloqui ha ribadito più volte che: «il Recovery plan non può essere sprecato» e che i fondi vanno «usati con saggezza e intelligenza».
Al termine del primo giorno di consultazioni del premier incaricato non sono ancora chiari i numeri della base parlamentare di cui potrà godere il suo esecutivo, anche se rispetto alle incertezze di mercoledì, vi è l'apertura di M5s.
Il Movimento, comunque, è diviso. «Ogni ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su ragioni per dire no a Draghi», ha detto Alessandro Di Battista. E a Conte che chiede un governo politico ribatte: «Cosa c'è di Politico nel governare con Pd, Leu, Forza Italia, Più Europa, Centro Democratico e, probabilmente, Lega Nord?».
Nel frattempo, Silvio Berlusconi ha lasciato la blindatissima villa in Provenza, dove si è rifugiato dall'inizio della pandemia (salvo sporadiche apparizioni a Milano), per incontrare di persona il premier incaricato. Da quando ha contratto il coronavirus, dal punto di vista della salute non si è mai ripreso del tutto, ma ha chiaramente espresso l'importanza di sedersi al tavolo delle trattative con Draghi.
«Noi ci auguriamo che le maggioranza che sosterrà il governo Draghi sia la più ampia possibile, senza perimetri politici, senza conventio ad excludendum», ha detto, dal canto suo, il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani.
A Montecitorio l'ex presidente della Bce arriverebbe a 441/451 voti: 191 del Movimento, 93 del Pd, 91 di Fi, 28 di Iv, 4 di Azione, 15 di Centro Democratico di Tabacci, 4 del Maie, 4 delle minoranze linguistiche, 12 di Nci. Leu al momento è spaccata tra i 7 di Art.1 che sembrano più favorevoli e i 5 di Sinistra italiana che stanno riflettendo, in attesa delle decisioni di M5s e anche della Lega e Fdi, con i quali Si non vuole «mischiare i propri voti». In più ci dovrebbero essere 3-4 voti dal gruppo Misto.
Insomma, la maggioranza assoluta di 316 voti verrebbe ampiamente superata anche in caso di scissione dell'ala legata a Di Battista. La Lega, dopo l'apertura di Giancarlo Giorgetti, porterebbe in dote altri 131 voti. Fdi (33) si attesta invece su "no" o al più su una astensione se altrettanto faranno gli alleati di centrodestra.
Lo scenario non cambia in Senato: a Palazzo Madama per raggiungere la maggioranza, occorrono almeno 161 sì (il plenum è costituito da 315 senatori eletti e 6 a vita), soglia ampiamente superata con l'appoggio di M5s: i sì infatti raggiungerebbero quota 231.
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