Tu sei qui: SportA Napoli la Scuola Vela per ragazzi disagiati rischia di chiudere, Onorato scrive a Marina Militare
Inserito da (Maria Abate), venerdì 4 giugno 2021 13:33:49
La scuola vela Mascalzone Latino è a rischio chiusura. Fondata nel 2007 da un'idea di Vincenzo Onorato nella storica Darsena Acton di Napoli, è dedicata ai giovani dai 6 anni in su che vivono in un forte disagio sociale ed economico.
Lo scopo che si prefigge la Scuola Vela è di offrire loro un'opportunità di riscatto attraverso lo sport della vela e i suoi valori quali la lealtà, la forza ed il coraggio. Un modo per avvicinarli al mare e dar loro una prospettiva di lavoro.
Ma dopo 11 anni il sogno oggi rischia di infrangersi. La Marina Militare Italiana ha chiuso i cancelli a trenta bambini e ragazzi che la consideravano ormai una seconda casa e il fondatore ha scritto una lettera al Capo di Stato Maggiore della Marina Giuseppe Cavo Dragone, affinché vengano loro riaperti.
Di seguito la missiva.
Illustre Ammiraglio Cavo Dragone,
La ringrazio per l'incontro che mi ha concesso giovedì 27 maggio presso l'Ammiragliato di Roma. Purtroppo, ho dovuto prendere atto che la Marina desidera avere indietro la sede della Scuola di Mascalzone Latino per i bambini dei quartieri disagiati di Napoli. È l'ennesimo sopruso che queste famiglie devono subire, segno evidente di quanto alle istituzioni non interessi l'emancipazione della periferia e non stia a cuore l'educazione e la riqualificazione delle marginalità, che si sa sono il bacino che alimenta la criminalità.
Napoli è una città con forti disuguaglianze socio-economiche e il target cui si rivolge l'Associazione Mascalzone Latino è rappresentato dai bambini e ragazzi, dai 6 ai 18 anni, a rischio povertà economica ed educativa. Il problema della povertà minorile è, oramai e difatti, multidimensionale: non riguarda solo le condizioni economiche ma quelle sanitarie, abitative, familiari e di relazioni, con conseguente isolamento sociale, cattiva o scarsa cura della salute, carenza di formazione culturale e ludica, mancanza di opportunità educative. È una situazione che priva, cioè, i bambini e gli adolescenti della possibilità di apprendere e sperimentare, di scoprire le proprie capacità, di sviluppare le proprie competenze, di coltivare i propri talenti ed allargare le proprie aspirazioni.
La nostra Scuola rappresenta per questi ragazzi forse l'unica occasione di riscatto ed è per loro e le loro famiglie, ancora di più in questo periodo di pandemia, un riferimento continuo capace di accogliere e sostenere. Non è concepibile togliere a queste persone tutti i supporti emotivi, psicologici ed educativi che abbiamo costruito negli anni e su cui loro fanno affidamento in una modalità troppo improvvisa e in un contesto storico così delicato. Scuola di vela e di mare. Ne sono transitati in 11 anni circa 1.200 e alcuni di loro siamo riusciti ad avviarli ad un lavoro sul mare o a mestieri collegati ad essi. Offriamo loro pasti, dopo scuola, attività educative e ovviamente vela.
Alcuni di loro sono molto promettenti e competono sulle derive con il logo della Marina Militare sugli scafi.
Io personalmente rappresento la quarta generazione di Armatori della mia Famiglia, ma soprattutto sono un marinaio. Sono imbarcato a tredici anni, nell'ormai lontano 1970, sul Silvia Onorato, un cargo di mio Padre, con la qualifica di mozzo di coperta.
Ho investito 10 anni fa risorse personali per alcuni milioni di euro per ristrutturare un luogo fatiscente e farne una struttura che non esito a dire è un modello per la città di Napoli, per non parlare del budget annuo di circa 350 mila euro per portare avanti attività con standard qualitativi alti. Molto più di me hanno fatto le sette persone che lavorano da anni nella scuola e ne hanno fatto, la direttrice Antonietta De Falco in primis e il suo team, una Missione di vita. Abbiamo anche pagato una sorta di affitto annuo, malgrado sia una no-profit e non un esercizio commerciale.
L'Onore della Marina non può e non deve sfrattarci precludendo la Speranza di questi ragazzi fragili e senza alternative. Precludere loro ed alla gente che vi lavora, l'ingresso alla Scuola è stato un atto dispotico, violento e disonora le tradizioni della Marina. È dal 19 aprile che la Marina Militare ha proibito ai bambini, ragazzi e personale di accedere alla Scuola vela, la loro seconda casa, mettendoli alla porta!
Non rinunceremo alla Scuola, né intendiamo interrompere un percorso difficile e faticoso che da un decennio mandiamo avanti con questi bambini. Non desidero sembrarLe perentorio se Le chiedo gentilmente una risposta entro una settimana dalla presente, ma 30 bambini sono senza la loro scuola e vitale punto di riferimento e le sette persone che vi lavorano senza prospettive.
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